Articolo Covid ed Energia

Covid-19 ed energia: un’opportunità per un mondo più green?

Ripartiamo dall'Energia. Come il Covid ha cambiato il settore energetico: Arturo Lorenzoni

Mercoledì 28 ottobre, alle 16.45 sulla piattaforma Zoom Meetings, si è svolto l’evento “Ripartiamo dall’Energia. Come il Covid ha cambiato il settore energetico”, organizzato da LEDS -associazione di studenti e studentesse dell’Università degli Studi di Padova, frequentanti Ingegneria dell’energia, dell’energia elettrica ed energetica-, in cui è intervenuto il professor Arturo Lorenzoni, docente di Economia dell’Energia ed Electricity Market Economics presso l’università patavina (Dipartimento di Ingegneria Industriale). 

Durante la conferenza Lorenzoni ha esaminato le ripercussioni che la pandemia ha avuto sulla nostra quotidianità, sul nostro stile di vita, poiché:

Stiamo vivendo il più grosso choc socio- economico della storia moderna,

con lo stop forzato di ogni ciclo economico e ripercussioni sociali che riusciamo appena a comprendere”.

In particolare, il professore si è concentrato sulle conseguenze che si sono manifestate a livello energetico (per nulla considerate negli ultimi mesi, nonostante l’evidente crisi energetica che stiamo vivendo), essendo i consumi di energia degli indicatori molto utili, sensibili e rapidi dei fenomeni. 

Il reddito pro capite, e conseguentemente lo stato economico di una nazione, sono direttamente correlati al consumo energetico: più una nazione consuma, più produce e più un privato cittadino consuma, più vive una vita agiata. Dal momento che ogni nostra azione richiede l’uso ed il consumo di energia, è evidente come un arresto della gran parte delle attività umane abbia comportato una decrescita improvvisa, quanto repentina, dei consumi energetici; infatti, un’analisi dei dati giornalieri di metà aprile, pubblicata in Global Energy Review 2020, mostra come i paesi in pieno lockdown abbiano registrato un calo del 25% in media della domanda di energia a settimana ed i paesi in blocco parziale, invece, un calo medio del 18%… Un unicum nella storia!

La grande mongolfiera del petrolio si sgonfia lentamente a terra

Il prezzo dei carburanti fossili ha subito una profonda depressione durante la pandemia e, anche quando risalirà, non tornerà ai valori pre-Covid per un lungo arco di tempo a causa del diffondersi, ad esempio, della filosofia del telelavoro, che contribuirà a limitare gli spostamenti con mezzi di trasporto tradizionali. Se il telelavoro si diffondesse (e lo farà) vi saranno meno spostamenti, meno richiesta di petrolio e, conseguentemente, un abbassamento del costo del Barile (unità di misura standard con la quale si commercia l’oro nero). 

Come conseguenza delle misure di blocco globale dovute al Covid 19, la domanda mondiale di petrolio (ma anche quella del gas naturale) è calata del 57%, soprattutto a causa del blocco dei trasporti (ad esempio, l’attività media globale di trasporto su strada è calata del 50% rispetto alla media, nel medesimo periodo, dell’anno scorso). Questo ha implicato, tra le tante cose, un calo del prezzo, che, in alcuni casi, è risultato essere negativo: tenere il petrolio stoccato nei porti all’interno delle navi è un costo, motivo per  cui si è cercato di svenderlo per non sopportare altri oneri. 

I prezzi dell’energia collassano, trascinati al ribasso da quelli del petrolio…

Nel mercato elettrico, durante la pandemia, si è verificata una riduzione del fatturato di un fattore 3, valore che sta ad indicare un vero e proprio tracollo per chi opera nel settore energetico. Dall’inizio del 2020 alla fine di settembre (dunque, in soli 9 mesi) la richiesta elettrica è stata di -6,9%, un dato che Lorenzoni ha presentato come molto significativo, dato che, solitamente, da un anno all’altro sono considerate notevoli variazioni del 2-3%… Per non parlare del settore termo-tecnico, che ha avuto una riduzione ancora maggiore (-8,4%). 

… E l’energia rinnovabile si fa sempre più pesante!

Il peso delle fonti di energia rinnovabile è, invece, cresciuto sensibilmente in termini percentuali (“penetrazione del rinnovabile”). A gennaio, la domanda di energia è stata soddisfatta per il 34% da fonti rinnovabili, valore che è aumentato fino al 53% nel mese di maggio. Dunque, nell’arco di questi nove mesi (gennaio-settembre), il 43.1% della produzione elettrica è provenuta da fonti rinnovabili -record storico. Questo dato è importante perchè permette di sfruttare il Coronavirus come un incipit per una decarbonizzazione più spinta, efficace e convinta. 

Siamo stati in grado di ridurre i consumi energetici, e, di conseguenza, la produzione di anidride carbonica collegata allo sfruttamento energetico (diminuzione pari al 7%) ed abbiamo saputo sfruttare fonti sostenibili in una situazione d’eccezione, critica e mai verificatasi prima. Questo ha consentito di avvicinarci, seppur di poco, ai target previsti per affrontare il cambiamento climatico. Chiaramente, come spiega Lorenzoni, la pandemia non sta conducendo la società verso una transizione energetica a fonti più pulite, poiché vi è un’enorme competitività acquisita dalle fonti da “business as usual” ed un rallentamento in termini di investimenti legati a fonti rinnovabili (e sull’energia in generale) pari a -18% rispetto al 2019. Ciò che consola, tuttavia, è questa significativa riduzione delle emissioni di anidride carbonica, anche se, quello che verosimilmente ci si aspettava, in un periodo di crisi energetica da fonte fossile, era il calo del mercato della CO2 per trovare un nuovo punto di equilibrio. Nemmeno il professore sa spiegarsi, al momento, come mai il prezzo dell’anidride carbonica abbia potuto mantenersi praticamente invariato durante tutta la pandemia, ragion per cui il fenomeno merita di essere oggetto di ulteriori ricerche.

Diminuzione di emissioni di CO2:fenomeno localizzato o destinato ad un ritorno ai valori pre-Covid?

Il professor Lorenzoni afferma che stiamo vivendo in un periodo di grande incertezza; IEA (International Energy Agency), ad esempio, ha prodotto degli scenari per il futuro prossimo, di cui, due prevedono un nuovo aumento di produzione di CO2, mentre, solamente uno profila una continua e progressiva decrescita. In questo quadro, infatti, gli effetti del Corona non sono facili da prevedere:

  • aumento dell’incertezza: sfavorisce gli investimenti, anche quelli già pianificati… Si continuerà ad investire in fonti rinnovabili, con nuovo slancio, oppure, si preferirà la via sicura delle fonti fossili, perseverando nell’acuire la crisi climatica?
  • Si è verificata una riduzione del fatturato delle imprese, che implicherà un riassetto organizzativo. Non è ancora chiaro, però, se ciò porterà ad un’accelerazione nella sostituzione delle fonti energetiche tradizionali a favore delle rinnovabili, o un suo rallentamento, dal momento che le fonti fossili or ora costano poco e potrebbe essere più vantaggioso utilizzarle, anche perché sarebbe dispendioso e poco conveniente tentare di primeggiare nel settore dello sfruttamento delle risorse fossili (cui destino è l’abbandono)  ed è più strategico proporre nuove tecnologie efficienti in un settore di interesse e necessità internazionale, considerando anche che è più semplice sostituire le tecnologie quando la domanda è bassa e non al culmine. Il ruolo chiave, in questo scenario, sarà giocato dai paesi in via di sviluppo: i colossi asiatici emergenti, infatti, stanno investendo cospicuamente in fonti rinnovabili, con la speranza di affermarsi come leader in un settore che non è ancora monopolizzato da nessuna nazione.
  • Povertà energetica: il sociologo Fabrizio Battistelli prevede una redistribuzione della ricchezza, a vantaggio solo delle persone già ricche (ed a scapito dei più poveri), che renderà ancora più acute alcune tensioni sociali, dilatando le disuguaglianze: chi aveva una discreta “warchest” se l’è cavata meglio rispetto a chi versava in condizioni precarie fin dal principio. Battistelli afferma infatti «la pandemia si è rivelata nient’affatto egualitaria ed ha al contrario aggravato, dilatandole, le disparità sociali (per genere, età, reddito, istruzione, territori, occupazione) così che “i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri”»

Coronavirus: un’opportunità all’insegna della sostenibilità!

Il professor Lorenzoni conclude dicendo che stiamo attraversando un momento storico molto critico. Come ogni crisi, anche questa può essere vissuta come una calamità, oppure come un’opportunità:

Potrebbe essere l’occasione per spingere sulla transizione rinnovabile, ovvero, per puntare ad un recupero economico mediante una riconversione energetica…

E’ possibile ridurre la nostra impronta carbonica ed il virus, con l’unicum che ha creato, ce ne ha fornito una prova”

In sintesi, le strade percorribili sono due:

  1. la prima, più conservatrice: le fonti fossili, essendo diventate competitive come mai prima d’ora nel mercato, torneranno a primeggiare nella produzione di energia elettrica e nel settore dei trasporti,
  2. la seconda delinea un’accelerazione alla transizione a fonti rinnovabili, alla luce di quanto ci è successo.

Il tutto è stato presentato dal professor Lorenzoni mediante le parole di Stefano Cao, della CEO Saipem SpA:

La pandemia da coronavirus e il crollo del prezzo delle materie prime stanno avendo un profondo impatto sul sistema energetico globale, fornendo inoltre nuova linfa al preesistente dibattito tra coloro che vedono, anche in questa crisi, un’occasione per dare una spallata alle fonti fossili e coloro che, invece, soprattutto in questo nuovo scenario, le ritengono quanto mai indispensabili per la crescita economica ancora per molti decenni.

Le preoccupazioni della società in questo periodo sono cambiate: l’attenzione alla salute è cresciuta esponenzialmente, mentre la sensibilità della comunità verso il tema ambientale è passata in secondo piano. Invece, la ripresa economica per affrontare il Covid potrebbe basarsi su strategie innovative, nel rispetto dell’ambiente, all’insegna della costruzione di un’economia sostenibile e della sconfitta di un atteggiamento più conservatore: non bisogna farsi fermare dalla paura di aprirsi nuove vie -nonostante la situazione economica globale sia fragile- e si deve avere l’arguzia di sfruttare questo contesto per compiere delle scelte benefiche a lungo raggio, in un orizzonte temporale vasto: non ci si deve spaventare se nel breve termine una scelta di questo tipo potrebbe essere penalizzante, poiché nel medio-lungo termine si potrebbe venire premiati. 

In ogni caso, il cambiamento verso un mondo più green può avvenire solo se lo Stato promuove ingenti investimenti in fonti rinnovabili, poiché questo è il momento giusto per farlo (ad esempio, rendendo ad energia quasi zero gli edifici di pubblica amministrazione, puntando sulla mobilità sostenibile mediante mezzi pubblici elettrici…); aumentando la domanda per soluzioni rinnovabili, di conseguenza, i cittadini verrebbero a conoscenza di nuove tecnologie, sensibilizzandosi.

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